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I PRETOS VELHOS – Il culto dei morti
04/02/2022

Dovendo fare una classificazione originaria dei culti africani, si potrebbe senza dubbio inserire i Pretos Velhos nei così detti “Culti degli antenati”. Xangô, Obatalá, Oxaguián sono nomi d’antichi re divinizzati dopo la morte, dai loro fedelissimi sudditi. La trasformazione di questi eroi, in Orixás avvenne in un secondo tempo, ed arricchì questi personaggi di squisite elucubrazioni filosofiche e metafisiche. Gli Orixás, dunque, furono uomini, anche se adesso si presentano in un modo diverso e sembrano aver perso moltissime delle caratteristiche prettamente umane. 

Per gli Yoruba, ogni uomo dopo il decesso fisico, diventa un Egún, lo spirito di un morto.
Il termine, che indica essenzialmente un altro stato, necessita di una più ampia delucidazione, indispensabile per affrontare l’argomento di questo paragrafo.

Nella tradizione dell’Africa occidentale si pensa, che ogni essere umano è contemporaneamente, tre cose: anima, coscienza e corpo. L’anima, è lo spirito l’essenza stessa della persona, è il suo carattere, il modo di esprimersi, i sentimenti ed i suoi comportamenti.

La coscienza è una sorta di grillo parlante spirituale, che deriva dagli Orixás e rappresenta gli input socialmente condivisi.

Il corpo, infine, è essenzialmente il contenitore dei primi due elementi. 

Anima e coscienza, chiamati Orí ed Einì sono considerati immortali, eterni e fanno parte del processo Karmico. Il corpo invece è corruttibile ed ha una funzione essenzialmente legata al mondo fenomenico.

L’Egún è l’Orí di un individuo che, anziché entrare nel ciclo karmico universale, non abbandona e i motivi possono essere vari, il piano terrestre.

Le ragioni per cui un Egún, secondo questa corrente di pensiero, resta o ritorna tra i vivi, sono tre, ma i motivi risentono di una notevole influenza dello spiritismo kardecista, che sta alla base della moderna Umbanda.

  1. Si tratta, di uno spirito molto elevato, di un mistico o di un saggio che, avendo scontato i propri debiti karmici in vite precedenti, è ora incaricato dagli Orixás di aiutare gli uomini ad evolversi. Il suo intervento si concretizza nelle incorporazioni medianiche. Attraverso il medium l’Egún può dare consigli ed aiuti ai viventi; impetrare grazie, realizzare guarigioni e indirizzarli sulla retta via. Questi evoluti Egún sono chiamati Pretos Velhos.

  2. A volte è un’anima dannata, ara ourum, un Exú inviato dall’Exú Gira Mundo, mediante pratiche di Quimbanda.
  3. Può essere lo spirito di una persona, che non riesce a staccarsi dal piano terrestre, che ha bisogno di luce e preghiere per elevarsi e rientrare nel ciclo Karmico. In questa branca rientrano le anime perse, certi Exús e moltissime Pombas Giras, che vagano nel piano fisico, paghi di un culto che nasce dalla paura e dalla miseria: ma a volte é la reticenza dell’uomo a staccarsi da personaggi popolari, ad evocarli: i pretos velhos sono molto più vicini alle loro esigenze quotidiane, che non i grandi Santi blasonati della Chiesa. 

La famosissima Maria Padilha, Zé Pelintra e Maria Quitèria  appartengono a questa categoria di spiriti.

Il termine Preto Velho significa letteralmente “vecchio nero” e identifica le anime degli schiavi morti ingiustamente, dopo aver sopportato soprusi e angherie dai loro padroni bianchi. Molti Pretos Velhos sono antichi “Capi Tribù”, portati con la forza in America durante la tratta degli schiavi, altri invece sono stregoni africani, sciamani, molti invece sono dei vecchi saggi.

Se i Culti afro – brasiliani si esaurissero nelle figure mitiche degli Orixás, mancherebbero della loro base storica. Gli Orixás appartengono a tempi esterni a quelli comunemente conosciuti dall’uomo: i Pretos Velhos, invece, si calano nel tempo umano, nella nostra storia come unione tra mito e quotidianità.

I Pretos Velhos sono uomini divinizzati nel vero senso del termine anche se i racconti che li presentano, a volte, sembrano perdersi nel mito, gli Egúns (defunti), in quanto tali, si presentano come storicamente esistiti. I Caboclos, e i Pretos Velhos assumono lo status di “Eroi”perché furono uomini, che si distinsero per comportamenti veramente unici, hanno perciò una funzione morale e didattica nei confronti delle generazioni successive.

I Pretos Velhos sono la legge d’Oxalá, che s’incarna nella storia in tutto il suo splendore e la sua virtù.

Le offerte e i rituali di ringraziamento ai Pretos Velhos, sono differenti da quelli tributati agli Orixás ed agli Exús dell’oltretomba, molto raramente si celebrano nei cimiteri o in luoghi tetri. La maggior parte degli Ebós si lasciano ai piedi delle piante, nei boschi, nei giardini, nei luoghi di vita, non di morte, poiché i Pretos Velhos non rappresentano la fine di qualcosa, ma sempre un inizio nuovo. 

La loro festa è il 13 maggio, l’anniversario dell’abolizione della schiavitù, non il 2 novembre. Il giorno dei morti, infatti, è la festa, il trionfo d’Omulú Atotôbaluayé, d’Exú Caveira e degli spiriti dei cimiteri, tetri abitatori di un oltretomba che mette paura e soggezione.

In quanto Egúns, i “vecchi neri” hanno ovviamente forti rapporti di dipendenza con San Lazzaro; tuttavia questo Santo cattolico, che rappresenta la loro immensa falange, quasi a voler prendere le distanze dal grande mietitore, Omulu, nel sincretismo è rappresentato da San Cipriano, il Santo Feitiçeiro (fattucchiero). In poche parole si è voluto esaltare maggiormente la vita di questi vecchi schiavi, che non la loro condizione di morti.

San Cipriano secondo la leggenda era un potentissimo mago, che possedeva il dominio assoluto sulle persone e sugli elementi. Nella città d’Antiochia viveva una giovane fanciulla chiamata Giustina, bella d’animo e d’aspetto, che da pagana si convertì al Cristianesimo con l’ausilio del diacono Prailo. Nella stessa città viveva Aglaide, un giovane di belle speranze che, colpito dalla bellezza della ragazza se ne innamorò e la chiese in sposa. Giustina però rifiutò la proposta perché si era votata alla castità per adorare totalmente Dio. Allora il giovane andò dal mago Cipriano affinché questi, con i suoi poteri, obbligasse la ragazza a concedergli il suo amore. Cipriano sfoderò tutte le sue arti, s’impegnò al limite delle sue stesse forze, ma non sortì alcun effetto. Così invocò Lucifero e gli chiese quale amuleto o rituale gli impediva d’avere ragione sulla fanciulla. Il Principe delle Tenebre rispose che Giustina era sotto la tutela di Cristo, e nella mano destra recava il segno di San Bernardo,nulla si poteva contro di lei. Cipriano allora, colpito dalla potenza di Cristo, abbandonò le arti magiche e si convertì al cristianesimo rinunciando a tutti i suoi poteri.

La repentina conversione non gli ha impedito però, di diventare in Brasile, il protettore dei fattucchieri e di coloro che si dedicano alle arti magiche. Rivolgersi a San Cipriano è come rivolgersi a tutti gli “Antenati”.

I Pretos Velhos sono comunemente chiamati Pai, Mãe, Vovó, Tio, ossia papà, mamma, nonna, zio: con loro si parla come ci si rivolge ad un familiare, senza paure o spauracchi di sorta, ma con tono affettuoso. Raffigurati come vecchi uomini incurvati dagli anni, vestiti in modo semplice e modesto, sempre con la pipa in bocca e un bastone per sostenersi. Rappresentano una generazione di persone in via d’estinzione, della quale ci si sente figli, degni di rispetto e comprensione. Il modo d’esprimersi, le loro movenze hanno il sapore di un tempo passato, che non può essere dimenticato, perché sue sono le nostre radici. 

Il simbolo della falange di San Cipriano è la stella a sei punte, conosciuta anche come “Sigillo del re Salomone”. 

Nella moderna magia brasiliana, questo glifo simbolizza l’anima umana, anche se la semiologia legata alla “stella di Davide”, nella cultura occidentale è molto più complessa. Quando si desidera lavorare con Entità che gravitano nella vibrazione di San Cipriano si deve incidere sulle candele il sigillo di Salomone. Questo semplice gesto faciliterà le comunicazioni spiritiche, assicurerà la giusta protezione e purificherà l’ambiente in cui si opera. 

Prima di fare un’offerta ai Pretos Velhos occorre recitare un’Ave Maria, e poi rivolgersi a loro con umiltà e rispetto.

Il culto dei ”Vecchi Uomini Neri” è molto diffuso in Brasile e questi spiriti sono numerosissimi, tant’è che nell’analisi di questi personaggi, si ripresenta il problema incontrato con i Caboclos

 

 

1*Si tratta di una croce sul palmo della mano che, secondo la tradizione, difende il fortunato possessore da ogni tipo di fatture.
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