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La Candelora
16/01/2013


La Candelora, collocata a mezzo inverno nel tempo astronomico, coincide nel ciclo agreste/vegetativo con la fine dell’inverno e l’inizio della primavera; un famoso detto popolare infatti associa questo giorno ad una previsione atta a stabilire la fine o meno del brutto tempo.  Chi infatti non ricorda l’antico proverbio?

La Madonna Candelora

Dell’inverno siamo fora

Ma se piove o tira vento

Nell’inverno siamo dentro

E’ quindi un momento di passaggio, tra l’inverno/buio/”morte” e la primavera/luce/risveglio. Questo passaggio viene celebrato attraverso la purificazione e la preparazione alla nuova stagione.

Radici della Candelora

Candelora è il nome popolare (deriverebbe dal tardo latino “candelorum”, per “candelaram”, benedizione delle candele) attribuito dai cristiani alla festa celebrata il 2 di febbraio in ricordo della presentazione di Maria al tempio quaranta giorni dopo la nascita di Gesù. Questo in quanto per gli ebrei, dopo il parto di un maschio, una donna era considerata impura per un periodo di 40 giorni.
Le origini di questa festa sono però precedenti e sono riscontrabili, in diverse forme ma tutte con lo stesso significato, in varie regioni del continente europeo.

Ai tempi dell’antica Roma troviamo infatti la celebrazione dei Lupercalia, rituali che si celebravano alle Idi di febbraio, per i romani l’ultimo mese dell’anno, che consistevano in pratiche di purificazione/propiziazione prima dell’avvento dell’anno nuovo e a propiziarne la fertilità.

Un’altro momento particolare della festa era la ‘februatio’, la purificazione della città, in cui le donne giravano per le strade con ceri e fiaccole accese, simbolo di luce. Proprio da quel termine deriva il nome corrente del mese di febbraio.

Nella tradizione celtica questa ricorrenza viene chiamata invece Imbolc (da imbolg – nel grembo) e risulta particolarmente legata alla Dea Brigit (o Brigid), divinità del fuoco, della tradizione e della guarigione; anche questa festa subì delle trasformazioni con l’avvento dell’era cristiana e l’antica Dea venne sostituita da santa Brigida, a cui vengono attribuite tutte le caratteristiche della divinità, in particolare quella del fuoco sacro.

Sempre in merito alle origini italiche della Candelora, nel “Lunario Toscano” dell’anno 1805 si ritrova questo testo: “La mattina si fa la benedizione delle candele, che si distribuiscono ai fedeli, la qual funzione fu istituita dalla Chiesa per togliere un antico costume dei gentili, che in questo giorno in onore della falsa dea Februa con fiaccole accese andavano scorrendo per le citta’, mutando quella superstizione in religione e pieta’ cristiana”.

Per la cronaca, i gentili erano i pagani e la Dea Februa era Iunio Februata (Giunone purificata), che veniva celebrata a Roma alle Calende di febbraio. Quindi, la purificazione di Maria fu fatta coincidere (per sostituirsi poi del tutto o quasi) con la festa pagana dedicata a Giunone e ai Lupercali. L’usanza di benedire le candele pare invece essere di origine francese e successiva alla processione (è documentata a Roma tra IX e X sec.)

Il Rito della Candelora

In Brasile il giorno della Candelora si festeggia la Virgem das Candeias, con cui in alcune aree viene sincretizzata Iemanjà, la Signora del Mare, Madre di Tutti i Santi nel culto Umbandista. In suo onore vengono svolte coreografiche processioni sulla riva del mare a cui seguono festeggiamenti e ringraziamenti all’Orixà africano che ancora una volta si mescola alla pietà popolare cattolica.
In questo giorno speciale è tradizione commemorare questa entità con offerte e rituali.

Quello che segue è la traduzione fedele, adattata ai tempi, di una pratica che viene eseguita per propiziarsi la Signora dei Flutti, certamente, ma anche tutte le entità rappresentate mediante meravigliose candele figurate per propiziare il nuovo anno magico e per impetrare la benedizione di tutti gli antichi Orixàs africani.

Un rito del fuoco, dunque, ma che va oltre la simbologia di questo potente elemento, arricchendolo di ulteriori strumenti e simboli per rafforzare la connessione con l’universo spirituale umbandista. Il rito si apre, come tradizione, chiedendo l’intercessione di Exù/Pomba Gira affinché si dimostrino benevoli e spalanchino il contatto e procede invocando il concorso di Elegbarà, alla cui intercessione si chiede protezione, soccorso nelle avversità oltre che riuscita e progresso.

Finalmente la ritualistica si rivolge a Iemanjà, la Madre di tutti gli Orixàs, a cui si chiede evoluzione materiale, certamente, ma anche e soprattutto spirituale. Se è vero che il giorno ottimale per svolgere questa pratica è tradizionalmente la vigilia della Candelora è altrettanto vero che una supplica così bella può essere svolta anche in altri momenti dell’anno, in questo caso il giorno consigliato è la domenica, giorno associato a tutti gli Orixàs indistintamente.

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