La parola teurgia è composta dai termini greci thèos (θεός), «dio», e urghìa, da ergon (ἔργον), «opera», quindi alla lettera si può tradurre con «operazione divina». Il termine fu coniato da Giuliano il Teurgo, indicato dalle fonti antiche come l’autore degli Oracoli caldaici, che è anche il primo a farsi chiamare “teurgo”. In questi testi la teurgia si differenzia dalla teologia (θεολογία, theologhía) in quanto, rispetto a quest’ultima, non si limita a discutere intorno al divino quanto piuttosto indica i riti e le pratiche per evocarlo.
La teurgia infatti utilizza la magia a scopi mistico-religiosi, per purificare l’anima dalla materia e consentirle di ricongiungersi con la divinità.
La teurgia consisteva originariamente nell’evocazione delle divinità per mezzo della telestiké (τελεστική), ovvero di rituali atti a inserire la divinità in un essere inanimato, o di tecniche estatiche aventi lo scopo di far incarnare per un determinato tempo la divinità in un essere umano, il dochéus (δοχεὑς). In quest’ultimo caso la pratica teurgica differiva da quella degli oracoli in quanto la divinità evocata non entrava nel corpo del dochéus per un atto spontaneo, ma in quanto specificatamente evocata da un teurgo avente questo compito, il klétor (κλήτωρ). Nel corso dei secoli il termine ha assunto significati differenti.
In seguito al Concilio di Firenze e all’arrivo in Italia da Bisanzio del filosofo neoplatonico Giorgio Gemisto Pletone, le dottrine teurgiche furono oggetto di una riscoperta nell’Occidente cristiano e trovarono un terreno fertile di sviluppo nell’Umanesimo dell’Accademia neoplatonica fiorentina, diretta da Marsilio Ficino. Ebbero un certo sviluppo quindi presso molti filosofi rinascimentali legati all’ermetismo, venendo assimilate a una sorta di magia bianca, ma furono osteggiate dalla Chiesa, perciò restarono perlopiù appannaggio di cerchie ristrette di studiosi. Nel linguaggio attuale si considerano sigilli teurgici quelle simbologie atte a invocare l’essenza divina a tutela e vantaggio del genere umano. Rientrano nei sigilli teurgici i pentacoli dell’Abate Julio e di Dom Bernardin.
Julien Ernest Houssay (1844 – 1912), meglio noto come Abate Julio, esoterista e teurgo, ci ha lasciato nella sua feconda carriera letteraria moltissimi volumi ricchi di orazioni, formule cabalistiche, esorcismi e l’attestazione del valore e della potenza dei salmi. Famosa è la sua collezione di talismani, tracciati in un alfabeto segreto che rivelerebbero brani e formule tratti persino dal Libro dei Salmi. Uomo pio e carismatico, a lui si rimettevano tutti coloro che avevano bisogno di conforto, consigli e buone parole. Fu punto di riferimento per molte persone, amato dal popolo e osteggiato dal Vaticano. Ancora oggi i suoi talismani hanno fama di impetrare la grazia di Dio in ragione dei suoi simboli e dei carismi di quel grande uomo di fede.
La consacrazione dei sigilli dell’Abate Julio avviene mediante procedimento teurgico. Si stacca dai precetti dell’occultismo classico e contempla la preghiera, l’uso dell’olio consacrato e delle candele, invariabilmente bianche. Non è vincolata da giorni, ore o fasi lunari.
Ecco un procedimento classico di consacrazione teurgica che si può impiegare per la consacrazione dei sigilli dell’Abate Julio.
Accendere una candela bianca.
Tracciare con olio consacrato, sul sigillo una triplice croce dicendo:
”Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Passarla sul fumo di incenso olibano e dire:
”Il nostro aiuto è nel nome del Signore, Egli ha fatto il Cielo e la Terra. Dio Onnipotente ed Eterno, Signore di ogni santità, santifica questo sigillo, affinchè diventi manifestazione viva della tua grazia, della tua forza e della tua benedizione”.
Tenerlo tra le mani provando amore per il sigillo e per la persona a cui sarà consegnato, quindi recitare un Padre Nostro.
Lasciarlo alla luce della candela fino al suo spegnimento, successivamente sarà pronto a trasmettere la sua forza spirituale.
Nella seconda metà del secolo scorso il mondo occidentale si trovò dinnanzi ad una delle crisi umanitarie più pesanti della storia.
L’Europa, aldilà degli esiti bellici, aveva dovuto fare i conti con perdite umane ed economiche. In questo clima si erge in Francia la figura di Dom Bernardin, pseudonimo di un autore che rivoluzionò l’esoterismo d’Oltralpe associando, come già fece l’Abate Julio nel secolo precedente, orazioni all’impiego di pentacoli. I suoi testi di Magia Bianca portarono la speranza alle generazioni postbelliche aiutando moltissime persone a superare quel periodo di crisi alla luce del credo Cristiano e di una nuova speranza verso l’avvenire.