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Santa Marta
07/07/2011

La leggenda di Marta La Santa


La Legenda Aurea di Jacopo da Varazze racconta che Santa Marta fosse di origine nobile. Suo padre si chiamava Syro, era duca di Siria, mentre sua madre Encharia. Dopo la morte dei genitori ereditò, insieme a sua sorella il castello di Magdalen, quello di Betania e parte di Gerusalemme. Secondo la tradizione Marta non ebbe mai un compagno e dedicò tutta la sua esistenza a servire il Cristo.

La leggenda di Santa Marta, come la conosciamo oggi, compare solo nel XII secolo. Narra che dopo l’Ascensione di Gesù, i tre fratelli Lazzaro, Marta, Maria Maddalena e altri sarebbero stati imbarcati dagli infedeli su un’imbarcazione senza vele né remi, né timone, né provviste. Fu così che approdarono a Marsiglia. Santa Marta “molto eloquente e amabile con tutti ” operò parecchie conversioni. La leggenda racconta inoltre che nei tempi in cui Santa Marta stava evangelizzando la Provenza un terribile dragone, la Tarasca, devastasse le fertili pianure della valle del Rodano e impedisse agli uomini di vivere tranquilli in quei luoghi.

La Santa venuta a conoscenza del fatto, si recò nelle profondità dei boschi portando con sè dell’acqua benedetta. Dopo essersi avventurata nel fitto della foresta scorse la bestia nell’atto di divorare un uomo. Allora intinse un rametto d’issopo nell’acqua benedetta e la asperse tracciando il segno della croce. La bestia miracolosamente interruppe il suo pasto e strisciò ai piedi della Santa completamente domata e mansueta.

Marta la legò alla sua cintura e la portò nella città di Tarascona, che dal drago pare abbia derivato il suo nome.

In un’altra occasione, ad Avignone, Marta compì un ulteriore miracolo. Mentre predicava la Parola di Cristo si dice che un uomo, trovandosi dall’altra sponda del  fiume Rhone e desiderando ascoltare le sue parole, non avendo nessuna barca, si gettasse nella corrente per raggiungerla a nuoto. La forza dell’acqua tuttavia ebbe la meglio e il suo corpo venne trovato morto il giorno successivo dalla gente del luogo che lo portò ai piedi della Santa. Vedendo il corpo del giovane uomo e venuta a conoscenza di quanto era successo, Marta si gettò a terra a braccia aperte e pregò in questo modo:”Oh Adonay, Signore Gesù Cristo, che un giorno resuscitaste il mio amato fratello, occupatevi di questo modello della fede per coloro che sono qui presenti e fatelo rialzare”. Quindi gli prese la mano e l’uomo si alzò, vivo e vegeto.

Il giorno 29 giugno la chiesa ricorda Santa Marta e nella città di Tarascona si tiene una solenne processione aperta dal gigantesco fantoccio della Tarasca che minaccia la popolazione con le fauci spalancate. Nei pressi una ragazza vestita di bianco benedice il mostro, che alla fine viene legato e sopraffatto. Il nome Marta in aramaico significa “padrona”. Era sorella di Lazzaro e di Maria.
Si incomincia a festeggiare Santa Marta nel secolo X a Costantinopoli.

Però dal diario di una monaca, che fece un pellegrinaggio in Terra Santa verso l’anno 400, si sa che a Betania, sopra la tomba di Lazzaro, sorgeva una Basilica e si è scoperta un’iscrizione greca in cui si fa riferimento a Marta e a Maria.

Troviamo le prime tracce del suo culto in Provenza a partire dagli anni 813-814.

Nella stessa regione, a Tarascona, nel X secolo si trova la prima chiesa dedicata a Santa Marta.

Marta la Strega


La figura di Marta La Strega nasce nelle Isole Canarie nel XV e nel XVI secolo. Le poche notizie che si hanno di questo personaggio sono tratte dai registri dell’Inquisizione Spagnola. Questi riportano le confessioni di molte donne accusate di stregoneria. La documentazione più esaustiva sull’argomento si ritrova nella cosidetta Collezione Bute, in riferimento alle testimonianze di Catalina del Castillo, Strega della Gomera La costante era il riferimento a Marta la Strega, una strega dotata di poteri incredibili, in grado di volare e di compiere ogni tipo di prodigi. In una delle orazioni rivolte a Marta si fa riferimento addirittura a Maria Padilla, che Marta pare conoscesse molto bene al punto da siglare una sorta di patto. La leggenda di Marta la Strega attraversò il mare e giunse in America Latina. Già nelle Canarie la Strega e la Santa erano diventate una figura sola, nella tradizione magica.

 Marta de la Bandera (con la Bandiera)


Questa icona di Santa Marta raffigura il personaggio con in mano una bandiera, ai suoi piedi non manca il Dragone, simbolo del controllo delle forze brute/disarmoniche/selvagge da parte della Grazie. Il significato di questa immagine, conosciuta come la Vencedora de los Hombres (vincitrice sugli uomini) ha affinità iconografiche con la lama dei Tarocchi la Forza, dove una fanciulla spalanca con dolcezza le fauci di una fiera. Questa immagine di Santa Marta viene invocata di mercoledì. Ama aiutare, secondo la tradizione, le persone nel gioco d’azzardo e non le piace che i suoi fedeli vengano umiliati dai suoi nemici, immediatamente corre in loro aiuto. La sua festa cade il 20 di ottobre. Nel vudù dominicano prende il nome di Lubanà, Marta la India o Marta la Colorà ed è coinsiderata figlia di Santa Marta Dominadora e di Damballah. È un Lwà molto dedito alle guarigioni fisiche e spirituali. I colori che le sono attribuiti sono il rosso ramato e il verde limone, ma anche il rosa ed il bianco. E’ molto sensibile ai voti ed ai sacrifici personali che vengono fatti in suo onore, specialmente in vista dell’ottenimento di una grazia speciale.

Marta la “Dominadora”


Santa Marta è sicuramente una delle sante più note nella devozione popolare. Viene dall’Africa Nera dove veniva chiamata Mami Wata, immaginata come una donna bellissima, dalla pelle scura, che maneggia con sicurezza e  determinazione dei serpenti. Nel sincretismo l’africana e la sua corrispondente cattolica Santa Marta sono la stessa personalità e la gente ama chiamarla Santa Marta la Dominadora, ossia colei che domina e vince, avendo sconfitto il dragone, in tutti i campi dell’esistenza: in amore, sui nemici, sui vizi, sulle passioni, nel lavoro, in campo economico e in ogni circostanza in cui sia presente un’idea di vittoria o di trionfo.

Il Dragone è il simbolo di ogni difficoltà, ogni problema che, reso mansueto tramite l’itercessione della Santa diviene oltre che sottomesso suo fedele alleato.

I serpenti tenuti in mano dal lwà non sono un simbolo cattolico ma iniziatico, nelle antiche tradizioni africane. In Africa il Serpente è un simbolo divino di conoscenza e di spiritualità, per questo Santa Marta la Dominadora è soprattutto colei che conoscendo le regole e i misteri di Dio può agire nel mondo dell’uomo portandone il suo messaggio e manifestandone il suo immenso potere. L’immagine impiegata per rappresentare questa figura non è un’immagine cattolica, rappresenta infatti una donna di colore nell’atto di domare dei serpenti. Al suo fianco la figura di un mambino che con un flauto incanta dei serpenti. Lo stesso bambino che, dice la storia, Marta la Nera salvò da morte certa, nel secolo V, essendo stato aggredito da un enorme serpente. La cromolitografia che siamo abituati a vedere in rappresentazione di Santa Marta Dominadora risale al 1887, successivamente fu, nel 1926, un pittore di Amburgo, Schleisinger, a ridisegnare il soggetto come lo conosciamo oggi.

Marta la Dominadora, nelle 21 Divisioni del Vudu Dominicano, attua nella Division Negra, quella dei Cimiteri, in qualità di concubina del Baron del Cementerio.

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