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OXÚM LA SIGNORA DELLE ACQUE DOLCI
22/02/2012

 

Se diamo uno sguardo al passato noteremo, che tutte le grandi civiltà e le più importanti culture della storia dell’uomo, sorsero in prossimità di un grande corso d’acqua. Gli antichi Egiziani costruirono vicino al Nilo le loro città; la cultura mesopotamica si sviluppò sul Tigri e l’Eufrate; i cinesi espansero la loro cultura sulle sponde del fiume Giallo. Ancor oggi la presenza di un fiume significa acqua per l’uomo e per i suoi animali, la crescita dei prodotti della sua terra. L’acqua é sinonimo di vita, di progresso é abbondanza e sviluppo: ma non solo, un corso d’acqua favorisce gli spostamenti, i trasporti e soprattutto, i contatti con altre popolazioni, perciò la comunicazione e lo scambio culturale. In Europa occidentale, nel periodo medievale, i fiumi rappresentavano la via di comunicazione più sicura, meno costosa e funzionale.

Il pantheon yoruba contempla una differenza sostanziale tra l’acqua dolce di fiume e quella salata del mare, a quest’ultima, infatti, attribuisce una precedenza cronologica e mitica. Tuttavia l’importanza dell’acqua dolce e potabile è rilevata dal fatto che le Yabàs, che governano quest’elemento sono quattro, tre delle quali sono mogli o amanti dell’Orixá Xangô: la dorata Oxúm, la combattiva Oyá, la fedele Obá e l’atavica Ewá.

Le prime tre Yabàs, rappresentano gli aspetti fondamentali del fiume ed i modi dell’uomo di vivere ed impiegare le sue acque. Nella prima s’identifica l’acqua usata per irrigare i campi e consente la germinazione dei semi, mantenendo il corso della vita. La seconda é l’energia del fiume, la sua turbolenza: la terza infine, Obà, rappresenta le possibilità motorie, l’impiego dei corsi d’acqua per spostarsi e viaggiare.

Ma torniamo alla bellissima e provocante Oxúm, l’incontrastata dea del fascino, dell’amore, del sorriso e della bellezza, una sorta d’Afrodite dalla pelle d’ebano. Nata dal mare come Yemanjá, la signora dell’acqua dolce é soggetta a passioni non sempre spirituali e caste, ma a Lei si perdona tutto.

Ci si rivolge, a quest’affascinante Yabà è “Yeyè” ovvero Dolce Madre, poiché Oxum é simbolo di fecondità e parto. Lei è madre, tuttavia la sua maternità si considera in un modo diverso e certamente molto più complesso di quella di Yemanjà.

Nell’aspetto di “Signora della Concezione”, Oxúm concepisce a livello intellettuale con la creatività artistica, la fecondità dialettica ed in questo senso é madre in potenza.

Il partorire d’Oxúm non è necessariamente legato al fenomeno fisico e del resto la Yabà ha avuto un solo figlio, e questo non è sufficiente a classificare una divinità come madre. Inoltre si deve tener presente che, a suo figlio Logùn Edè, non é riconosciuto ne tributato in Brasile, e neppure in altri paesi dell’America Latina, un culto assiduo o importante. [1] A Cuba, ad esempio, nessun Pais do Santo lo conosce ed il culto d’Inlé, una delle manifestazioni d’Oxossi, suo padre, tende a scomparire per la severità dei precetti imposti ai fedeli.

Inoltre, le imprese di Logùn Edé non vanno oltre la leggenda di cui parleremo, perciò, quest’Orixà non é neppure molto produttivo dal punto di vista mitico [2]

Musa delle arti, Oxum é venerata in Brasile come Signora dell’amore fisico e sentimentale: tutti conoscono il suo inestinguibile languore amoroso. Dolce come il suo miele, nessuno le resiste, nemmeno il dio Padre Olorum, e nella leggenda legata ad Omulú Ajunsúm, il suo potere di convincimento è risaltato enormemente. Se la provocante Pomba Gira è il simbolo dell’attrazione sessuale, la languida Oxúm, si ferma un centimetro prima. È come disquisire sulla differenza tra erotismo e pornografia, ognuno può darne una definizione diversa e soggettiva.

Oxúm è il desiderio e Pomba Gira la voglia, ma potrebbe essere anche il contrario.

Nel Candomblé, tutti i riti d’amore ed i bagni d’attrazione sono caricati con il suo axè.

Il culto dell’Umbanda ha purificato la leziosa Yabà del suo aspetto più sensuale, ma questo è stato un errore gravissimo. In Oxúm non è ravvisabile il peccato: la sua spontaneità e l’ingenua naturalezza ne fanno una figura sacra, sia a livello umano sia divino. In Lei il male, il peccato e di conseguenza la colpa, sono inesistenti, perché Lei è così, affinché la vita possa continuare.

L’acqua dolce d’Oxúm si usa, non solo per far crescere i cereali e le piante, ma anche per mondarsi dalle impurità materiali, spirituali e per nutrire il proprio corpo. È l’acqua della vita, senza di Lei nulla é possibile: la bella e intrigante Oxúm è sempre innamorata, ama mischiarsi a tutto e a tutti, ma del resto Lei é l’acqua, il solvente universale.

Nei riti, per evocare Oxúm, s’indossano collane di perline gialle, che é il suo colore.

Considerata amorevole e dolce, YeYé sa vendicarsi dei suoi nemici, in modo crudele, colpendoli ai genitali e all’intestino. In Brasile non sono pochi gli aneddoti che si raccontano su persone che, non mantenendo fede ad una promessa fatta alla “Madre delle acque dolci”, ne sono diventate tristemente vittime.

Secondo la tradizione africana, le manifestazioni d’Oxúm sono sedici; alcune di queste hanno un valore unicamente iniziatico e sono generalmente legate ad Orunmilá, il destino; altre invece, più umanizzate, si manifestano nelle persone con caratteristiche e modalità differenti.

Vediamo adesso di analizzare le Oxùms più note.

 


[1] La moderna Umbanda lo ha quasi completamente dimenticato.

[2] Con questo non voglio assolutamente screditare la figura di questo Santo al quale tantissimo sono legato per motivi personali.


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Giorno della settimana: sabato
Numero rituale: 5 e 16
Curiador: spumante dolce, champagne
Colore: giallo, celeste
Fiore: rosa gialla
Frutto: uva, bergamotto, arancia, ciliegia, melone
Piatto: scodella di ceramica
Bicchiere: coppa
Olio: oliva
Amalás: zucca, miele, uova, gamberi secchi, noccioline americane, fagioli dell’occhio
Condimenti: sale, cipolla, aglio, zucchero bianco, limone
Omaggio: nastri gialli, pettine, specchio, profumi, cosmetici vari
Orikì: Ore Yeyè ô

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