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Naipes, le carte spagnole
16/09/2016


L’origine delle carte da gioco è ignota. Si dice che nacquero in Cina, intorno al decimo secolo, poco dopo l’invenzione della carta.

Le antiche cinesi “carte moneta” avevano tre “semi”: Jian o Qian (monete), Tiao (stringhe di monete, dove il nome stringa implica il foro che le monete cinesi hanno per poterle appendere e impilare su una corda), Wan (diecimila), e a questi si aggiungevano altre tre carte singole Qian Wan (Migliaia di Diecimila), Hong Hua (Fiore Rosso) e Bai Hua (Fiore Bianco).

Queste erano rappresentate da ideogrammi con numerali da 2 a 9 sui tre semi. Questo porta a pensare che le prime carte fossero state in realtà denaro reale e che fossero contemporaneamente lo strumento di gioco e la posta scommessa.

Le tessere del moderno Mahjong e del domino si sono probabilmente evolute da queste prime carte da gioco. La parola cinese p’ai viene usata per descrivere sia le carte che le tessere da gioco.

Il tempo ed i modi dell’introduzione delle carte da gioco in Europa è oggetto di discussioni.

Il 38º canone del Concilio di Worcester (1240) viene spesso citato come dimostrazione dell’esistenza delle carte in Inghilterra alla metà del XIII secolo, ma i giochi de rege et regina che vi vengono menzionati più probabilmente erano gli scacchi.

Se le carte da gioco fossero un fenomeno diffuso in Europa già nel 1278, Francesco Petrarca ne parlerebbe nel De remediis utriusque fortunae a proposito dei giochi d’azzardo, ma non è così.

Altri scrittori dell’epoca (tra cui Giovanni Boccaccio e Geoffrey Chaucer) citano o si riferiscono a vari giochi, ma non esiste un singolo passaggio che si possa attribuire alle carte. In altre opere coeve, supponiamo dunque che la parola “carte” sia frutto di una errata traduzione o interpolazione.

È probabile che le antenate delle moderne carte da gioco siano arrivate in Europa attraverso i contatti con i Mamelucchi egiziani alla fine del XIV secolo, e per quell’epoca avevano già assunto una forma molto simile a quella odierna.

In particolare il mazzo dei Mammelucchi conteneva 52 carte, che formavano quattro semi: Jawkân (bastoni da polo), Darâhim (denari), Suyûf (spade) e Tûmân (coppe). Ogni seme conteneva dieci carte, numerate da 1 a 10, e tre figure (o carte di corte) chiamate malik (re), nā’ib malik (viceré o deputato del re) e thānī nā’ib (secondo o sotto-deputato).

Le figure mamelucche mostravano disegni astratti senza ritrarre persone (a causa della legge islamica che vietava di ritrarre figure umane), ma riportavano il nome di ufficiali dell’esercito.

Un mazzo completo di carte da gioco mamelucche fu scoperto da Leo Ary Mayer nel Topkapi Sarayi Museum di Istanbul nel 1939; questo mazzo particolare non fu realizzato prima del XV secolo, ma le sue carte si accoppiavano a quelle di un frammento datato tra il XII e il XIII secolo.

Ci sono alcune prove che suggeriscono che questo mazzo si sia evoluto da un mazzo precedente composto da 48 carte che aveva solo due figure per seme ed alcune altre prove sembrano suggerire che le prime carte cinesi arrivate in Europa siano passate per la Persia che a sua volta ha influenzato i Mamelucchi.

Gli albori della produzione delle carte da gioco (popolarmente chiamate Naipes) in Spagna sono strettamente legati alle carte moresche, che erano state introdotte nel paese durante il XIV secolo.

Ciò che rimane oggi di quel materiale è così scarso che possiamo appena immaginare come il primo tentativo di sviluppare uno stile locale sia stato dettato dalla necessità di rendere più comprensibili ai giocatori spagnoli quegli “strani segni” delle carte arabe, che formavano dei complessi intrecci.

Ciononostante, la struttura del mazzo rimase immutata, cioè una serie di valori espressi per mezzo di segni ripetuti più volte e figure, divisi in quattro semi. Il termine naipes, deriva dal termine arabo naîb (“reggente, viceré”), la carta che nel mazzo dei Mamelucchi veniva subito dopo il re.

I quattro semi delle carte spagnole, da cui derivarono successivamente le comuni carte da briscola regionali italiane sono: ori o denari, coppe, bastoni e spade, raffigurati graficamente come mostra la figura che segue.

L’introduzione di personaggi illustrati per rappresentare le figure, e la scomparsa dei 10, sono le caratteristiche più rilevanti del primo stile spagnolo, sebbene ancora privo di uno stile ben definito, anche per via delle incisioni xilografiche piuttosto grossolane, che non consentivano una resa grafica dettagliata dei soggetti, soprattutto dei segni dei semi.

I più antichi mazzi con una chiara impronta spagnola sono databili attorno alla seconda metà del XVI secolo; alcuni di essi furono stampati in Francia, come prodotti d’esportazione per il mercato iberico.

Benché un vero e proprio stile non fosse stato ancora stabilmente raggiunto, alcuni degli elementi grafici in comune già comprendevano dettagli tipici, come cavalieri che montavano cavalli sproporzionati e dalle zampe tozze, un asso di Bastoni lungo e sottile, spesso sorretto da un putto, una stella a sei punte a riempimento dello spazio vuoto centrale del 4 di Denari, e soprattutto le due teste sul grosso segno centrale del 5 di Denari, che si guardano l’un l’altra, e che rappresenterebbero Ferdinando di Aragona ed Isabella di Castiglia, il cui matrimonio nel 1469 riunì il paese sotto un’unica corona.

Nel XVII secolo il produttore Pere Rotxotxo di Barcellona creò uno stile leggermente diverso, chiaramente basato sulle precedenti edizioni, ma con sufficienti elementi da poter essere considerato uno stile proprio.

In particolare, comparvero per la prima volta le cornici continue o interrotte che indicano il seme di appartenenza, e i re acquisirono la tipica forma ancora presente nello stile catalano.

Il 4 di Denari perse la sua stella a sei punte. Sul cavallo di Coppe Cominciò a comparire anche la tipica espressione Ahí va (o Aí va), che si è conservata sino ad oggi.

La grafica delle carte spagnole, come la conosciamo ora, risale al ventesimo secolo.

A livello divinatorio, insieme ai tarocchi, le Naipes, sono il mazzo di carte più impiegato nel mondo, offrendo una versatilità mantica incredibile ed una semplicità che lo hanno reso famoso ovunque.

Se volete addentrarvi in questo affascinante sistema divinatorio non lasciatevi sfuggire il libro Naipes, Carte e Magia, un testo unico nel suo genere che vi accompagnerà nell’apprendimento di questo misterioso mazzo: carte Naipes

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